Quando ero planetarista (ma forse un po’ lo sono ancora) una delle cose piu difficili e affascinanti da far comprendere al pubblico che seguiva le conferenze era la stretta relazione che c’è tra lo spazio e il tempo. Ma non nei termini complessi delle teorie di Einstein, dove spazio e tempo formano una dimensione a parte. Intendo proprio lo spazio e il tempo … le distanze e gli istanti. I metri e i secondi. Semplicemente le “quantità” di queste due grandezze, che ci dividono così tanto dalle stelle.
Quello che rimaneva duro da digerire era il fatto di guardare qualcosa che, forse, non c’è più.
Vediamo di fare chiarezza e di procedere con ordine.
Spesso si sente dire, appunto, che quando guardiamo il cielo stiamo guardando indietro nel tempo. Che stiamo guardando qualcosa che forse non c’è più.
Cioè, in pratica, alcune stelle che vediamo potrebbero essere in realtà spente da molti anni.
La domanda legittima è: “ma se sono spente, perchè le vediamo?”
La risposta è: “Le vediamo perchè ci sta giungendo la luce di quando erano accese“
La spiegazione è: “Le stelle sono molto lontane. Le più vicine si trovano a migliaia di miliardi di chilometri.
(Sono distanze che non possiamo nemmeno immaginare, essendo noi abituati a ragionare su scala terrestre. Per tentare di avere una vaga idea di cosa stiamo parlando, considerate che l’Italia da nord a sud, in linea d’aria è circa 1000 km. La Luna è a circa 380mila km e il Sole a circa 150 milioni di km.)
Per poter vedere le stelle ci deve arrivare la loro luce, è ovvio. E la luce, benchè sia la cosa più veloce nell’universo, non è istantanea. Viaggia a circa 300mila km al secondo. Significa che partendo da una stella, anche vicina, impiegherà anni prima di arrivare a noi. La luce che ci arriva, quindi, ci mostra com’era la stella quando da essa è partita e non come è realmente nello stesso istante in cui la guardiamo.
Se una stella lontana si spegnesse all’improvviso ce ne accorgeremmo solo dopo millenni, quando anche l’ultimo fotone emesso sarà arrivato, senza poi vedere più nulla provenire da quella direzione.
La luce della Luna impiega poco più di un secondo per arrivare, quella del Sole circa 8 minuti, e via via sempre di più con l’aumentare della distanza dell’astro. Più guardiamo lontano e più è “vecchia” la luce. Quella debole di galassie lontanissime arriva dopo miliardi di anni e ci svela quindi un’universo giovane.
Per semplificare le cose gli astronomi hanno introdotto come unità di misura l’Anno luce. La parola “anno” potrebbe far pensare ad una grandezza per misurare il tempo. E invece no: è per lo spazio. 1 anno luce è la distanza percorsa dalla luce in un anno e corrisponde a circa 9.460 miliardi di km.
E’ incredibile pensare come nello stesso scenario del cielo stellato possano in realtà mostrarsi a noi, contemporaneamente, epoche molto diverse.
Ecco quindi come il cielo ci racconta di qualcosa che è già passato. Da pochi secondi a miliardi di anni fà.